29/06/11

Tiziano Ferro: ancora una...una pagina di vissuto...

IL SOLE ESISTE PER TUTTI


In questa mattina grigia
in questa casa che ora è veramente solo mia
riconosco che sei l’unica persona che conosca.
Che incontrando una persona la conosce
e guardandola le parla per la prima volta
concedendosi una vera lunga sosta.
Una sosta dai concetti e i preconcetti...
Una sosta dalla prima impressione...
Che rischiando di sbagliare
prova a chiedersi per prima
cosa sia quella persona veramente...
Potrà mai volere bene...

Tu che pensi solamente, spinta dall’affetto
e non ne vuoi sapere di battaglie d’odio, di ripicche e di rancore,
e t’intenerisci ad ogni mio difetto
tu che ridi solamente insieme a me
e insieme a chi sa ridere...ma ridere di cuore.
Tu che ti metti da parte sempre troppo spesso,
e che mi vuoi bene più di quanto faccia con me stesso.

E’ trasceso il concetto di un errore
ciò che universalmente tutti quanti a questo mondo...
Chiamiamo amore...

Ti fermo alle luci al tramonto e ti guardo negli occhi
e ti vedo morire...
Ti fermo all’inferno e mi perdo perché
non ti lasci salvare da me...
E nego i ricordi peggiori,
richiamo i migliori pensieri...
Vorrei ricordassi tra i drammi più brutti
che il sole...esiste per tutti
Esiste per tutti...
Esiste per tutti...

Ciò che noi sappiamo
ha da tempo superato
ogni scienza logica, concetto o commento di filosofia eremita.
Ciò che non sei tu, e che voglio tu capisca
è quanto unico e prezioso, insostituibile, e solo tuo...
sia il dono della vita...

Ti fermo alle luci al tramonto e ti guardo negli occhi
e ti vedo morire...
Ti fermo all’inferno e mi perdo perché
non ti lasci salvare da me...

E nego il negabile
vivo il possibile,
curo il ricordo
e mi scordo di me.
E perdo il momento
sperando che solo...perdendo quel tanto
tu resti con me.

Ti fermo alle luci al tramonto e ti guardo negli occhi
e ti vedo morire...
Ti fermo all’inferno e mi perdo perché
non ti lasci salvare da me...
E nego i ricordi peggiori,
richiamo i migliori pensieri...
Vorrei ricordassi tra i drammi più brutti
che il sole...esiste per tutti
Esiste per tutti...
Esiste per tutti...


TIZIANO FERRO
Dall'album "Alla mia età" - 2008

[dedicata all'altra C.]

Tiziano Ferro: che bellezza...che percorso intenso!

Il regalo più grande


Voglio farti un regalo...
qualcosa di dolce,
qualcosa di raro...
Non un comune regalo,
di quelli che hai perso
o mai aperto
o lasciato in treno
o mai accettato...
di quelli che apri e poi piangi,
che sei contenta e non fingi.
In questo giorno di metà settembre,
ti dedicherò...
Il regalo mio più grande...

Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché
di notte chi la guarda possa pensare a te,
per ricordarti che il mio amore è importante,
che non importa ciò che dice la gente perchè
tu mi hai protetto con la tua gelosia...che anche,
che molto stanco il tuo sorriso non andava via.
Devo partire però se ho nel cuore
la tua presenza...è sempre arrivo
e mai partenza...
Regalo mio più grande...
Regalo mio più grande...

Vorrei mi facessi un regalo,
un sogno inespresso,
donarmelo adesso...
di quelli che non so aprire
di fronte ad altra gente
perché
Il regalo più grande
è solo nostro per sempre...

Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché
di notte chi la guarda possa pensare a te,
per ricordarti che il mio amore è importante,
che non importa ciò che dice la gente perchè
tu mi hai protetto con la tua gelosia...che anche,
che molto stanco il tuo sorriso non andava via.
Devo partire però se ho nel cuore
la tua presenza...è sempre arrivo
E mai...

E se arrivasse ora la fine
che sia in un burrone,
non per volermi odiare
solo per voler volare...
E se ti nega tutto questa estrema agonia,
e se ti nega anche la vita respira la mia...
E stavo attento a non amare prima di incontrarti,
e confondevo la mia vita con quella degli altri.
Non voglio farmi più del male adesso...
Amore...
Amore...

Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché
di notte chi la guarda possa pensare a te,
per ricordarti che il mio amore è importante,
che non importa ciò che dice la gente
e poi...

Amore dato, amore preso, amore mai reso...
Amore grande come il tempo che non si è arreso...
Amore che mi parla coi tuoi occhi qui di fronte...

Sei tu, sei tu, sei tu, sei tu, sei tu, sei tu, sei tu, sei tu...
Il regalo mio più grande...


Tiziano Ferro
Dall'album "Alla mia età" - 2008

28/06/11

Luciano Ligabue: "Ci sei sempre stata..."

CI SEI SEMPRE STATA


Più ti guardo e meno lo capisco
da che posto vieni,
forse sono stati tanti posti
tutti da straniera;
chi ti ha fatto gli occhi e quelle gambe
ci sapeva fare,
chi ti ha dato tutta la dolcezza
ti voleva bene.

Quando il cielo non bastava,
non bastava la brigata,
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stata...
quando si allungava l’ombra
sopra tutta la giornata,
eri solo più lontana
ma tu ci sei sempre stata...

Più ti guardo e più mi meraviglio
e più ti lascio fare,
che ti guardo e anche se mi sbaglio
almeno sbaglio bene;
il futuro è tutto da vedere
tu lo vedi prima,
me lo dici vuoi che mi prepari
e sorridi ancora.

Quando il tempo non passava
non passava la nottata,
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stata...
e anche quando si gelava
con la luna già cambiata,
eri solo più lontana
ma tu ci sei sempre stata...

Nemmeno un bacio
che sia stato mai sprecato,
nemmeno un gesto così…
così…
nemmeno un bacio
che sia stato regalato,
nemmeno un gesto così…
tanto per…così…

Più ti guardo e meno lo capisco
quale giro hai fatto,
ora parte tutto un altro giro
e ho già detto tutto...

Quando il cielo non bastava
non bastava la brigata,
eri solo da incontrare
ma tu ci sei sempre stata...
quando il tempo non passava
non passava la nottata,
eri solo più lontana
ma tu ci sei sempre stata...


LUCIANO LIGABUE
Dall'album "Arrivederci, Mostro!" - 2010

[dedicata alla C.]

Daniele Silvestri: "sarebbe importante amarsi di fianco..."

INSIEME

Insieme guardiamo lo stesso orizzonte,
insieme magari ma, stando di fronte
così, ci impalliamo e si rompe l'incanto
sarebbe importante amarsi di fianco. 

Avere il coraggio di lasciarsi la mano
che tanto con l'altra ci rassicuriamo,
così se da un lato, abbracciamo la vita
dall'altro, stringiamo le dita. 


Avevo due amici, che parlavano appena
e per troppo rispetto si amavano di schiena,
ognuno pensava, che l'altro ridesse,
e invece piangevano che pareva piovesse. 


C'è gente che si ama divisa da un muro
e da dietro la porta, per stare al sicuro
ma, se la porta si apre, è successo anche a me,
puoi scoprire che l'altro non c'è...


Daniele Silvestri
Dall'album "Sig. Dapatas" - 2009

Steve Jobs, excerpts from his speech at Stanford

Commencement address - June 12, 2005

[...]
"Truth be told, this is the closest I've ever gotten to a college graduation."
[...]
"Again, you can't connect the dots looking forward; you can only connect them looking backwards. So you have to trust that the dots will somehow connect in your future. You have to trust in something — your gut, destiny, life, karma, whatever. This approach has never let me down, and it has made all the difference in my life."
[...]
"The heaviness of being successful was replaced by the lightness of being a beginner again, less sure about everything. It freed me to enter one of the most creative periods of my life."
[...]
"Sometimes life hits you in the head with a brick. Don't lose faith. I'm convinced that the only thing that kept me going was that I loved what I did. You've got to find what you love. And that is as true for your work as it is for your lovers. Your work is going to fill a large part of your life, and the only way to be truly satisfied is to do what you believe is great work. And the only way to do great work is to love what you do. If you haven't found it yet, keep looking. Don't settle. As with all matters of the heart, you'll know when you find it. And, like any great relationship, it just gets better and better as the years roll on. So keep looking until you find it. Don't settle."
[...]
"Remembering that I'll be dead soon is the most important tool I've ever encountered to help me make the big choices in life. Because almost everything — all external expectations, all pride, all fear of embarrassment or failure - these things just fall away in the face of death, leaving only what is truly important. Remembering that you are going to die is the best way I know to avoid the trap of thinking you have something to lose. You are already naked. There is no reason not to follow your heart."
[...]
"No one wants to die. Even people who want to go to heaven don't want to die to get there. And yet death is the destination we all share. No one has ever escaped it. And that is as it should be, because Death is very likely the single best invention of Life. It is Life's change agent."
[...]
"Your time is limited, so don't waste it living someone else's life. Don't be trapped by dogma - which is living with the results of other people's thinking. Don't let the noise of others' opinions drown out your own inner voice. And most important, have the courage to follow your heart and intuition. They somehow already know what you truly want to become. Everything else is secondary."
[...]
"On the back cover of their final issue was a photograph of an early morning country road, the kind you might find yourself hitchhiking on if you were so adventurous. Beneath it were the words: "Stay Hungry. Stay Foolish."
[...]

Lucio Mastronardi: "Corrici dietro!"

[...]

Ero così innamorato di Claudia, che accettai un invito a pranzo a casa sua.

[...]
Figlio mio, perché ti vai a buttare via?
[...]
– Io te l’ho detto, figlio mio. Divertiti. Ma non comprometterti mai!
– Ah, dissi, guardandolo severo, congratulazioni. Grazie per i generosi consigli.
[...]
Salutai la madre, che, nel stringermi la mano seguitava a strizzare l’occhio. – Non se n’abbia a male, ma io non ci credo che sia innamorato della mia Claudia.
[...]
Arrivati sull’orlo di un boschetto scendemmo. Mentre camminavamo su di un fradicio ponticello, Ercolino diceva:
– Ecco le cose in mano al Comune. Un privato chissà che ponte ciavria fatto. Qui c’è il rischio che si squagi, e finire dentro l’acqua. Socializzate. Sgarate dané. Mantenete pelandroni. Tanto paga Pantalone. Soffocate l’iniziativa privata. V’incorgerete.
[...]
Camminammo fino alla riva del fiume. L’aria era larga e fredda. Lo sciacquare del fiume si confondeva col mormorare delle foglie. Ci fermammo a guardare delle barche attaccate a una catena. Barbellavo di freddo. Ercolino faceva riflessioni sul mormorare delle foglie. E sulla libertà.
[...]
Stavamo camminando verso la sua casotta, che, in quel chiaroscuro pareva una piccola villetta. Ercolino l’aprì. Mi trovai in una specie di sala, con sofà, lampadari, frigor, poltrone. In un angolo c’era un motore di motoscafo; nell’altro una barca; negli altri, equipaggiamenti di pesca, e di pesca subacquea. Di ogni oggetto mi disse il prezzo. Sulle pareti erano incorniciate riproduzioni di quadri: la Primavera del Botticelli; la Maia Desnuda; e altri nudi.
– Io amo l’arte! diceva Ercolino uscendo dal frigor dei Campari.
[...]
Io ero seduto in mezzo fra marito e moglie. Dati i tavolini e la gente che c’era, stavamo stretti. L’aria era un urlare di canti. Nives aveva un sguardo fra il nervoso e l’avvilito. Sentivo che doveva succedere qualchecosa. Nemmeno lei mangiava.
[...]
– Biglietto ferroviario, ripeté lei. Mi diceva: Nives devo andare a Firenze, a Roma, sul Veneto, affari, campionari, clientela; starò via un pari di giorni o tre. E mè a preparargli le valigie e stare in pena per lui, che invece era qui, nella casotta con qualcuna.
– Non ci credere!
– E quando tornava mi mostrava i biglietti del treno. Tutto a posto. Tutto in regola; meno una roba: che non erano bucati!

– Corrici dietro!

[...]
Dopo un attimo di silenzio, dissi:
– Ho rotto tutto!
Mio padre balzò dal letto.
– Davvero?
– Tutto finito!
– Figlio mio?
[...]

– Sicché io dovrei fare l’uomo sandwich?

[...]


(Tratto da A casa tua ridono e altri racconti, Einaudi, Torino, 2002. Il racconto Gli uomini sandwich è apparso per la prima volta come un’appendice del libro Gente di Vigevano, nel 1977, insieme al racconto La ballata dell’imprenditore)

[a Federica, grazie per prestarmi gli occhi...]

27/06/11

Luciano Ligabue: "Hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui, ma adesso forse ti puoi riposare..."

Il peso della valigia 


Hai fatto tutta quella strada,
per arrivare fin qui,
e ti è toccato partire bambina,
con una piccola valigia di cartone,
che hai cominciato
a riempire.
Due foglie di quella radura che non c’era già più,
rossetti finti ed un astuccio di gemme,
e la valigia ha cominciato a pesare,
dovevi ancora partire.
E gli occhi han preso il colore del cielo,
a furia di guardarlo...
e con quegli occhi,
ciò che vedevi, nessuno può saperlo.

E sole e pioggia, e neve e tempesta...
sulla valigia e nella tua testa.
E gambe per andare, e bocca per baciare.

Hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui,
e ad ogni sosta c’era sempre qualcuno,
e quasi sempre tu hai provato a parlare,
ma non sentiva nessuno.
E ti sei data, ti sei presa qualche cosa, chissà...
ma le parole che ti sono avanzate,
sono finite tutte nella valigia, e lì ci sono restate.
E le tue gambe andavano sempre,
solo sempre più adagio,
e le tue braccia reggevano a stento,
il peso della valigia.

E sole e pioggia, e neve e tempesta...
sulla valigia e nella tua testa.
E gambe per andare, e bocca per baciare.
Sole e pioggia, e neve e tempesta...
sui tuoi capelli, su quello che hai visto.
E braccia per tenere, e fianchi per ballare.


Hai fatto tutta quella strada per arrivare fin qui,
ma adesso forse ti puoi riposare.
Un bagno caldo e qualcosa di fresco
da bere e da mangiare.
Ti apro io la valigia mentre tu resti lì,
e piano piano ti faccio vedere,
c’erano solo quattro farfalle
un pò più dure a morire...


E sole e pioggia, e neve e tempesta...
sulla valigia e nella tua testa.
E gambe per andare, e bocca per baciare.
Sole e pioggia, e neve e tempesta...
sui tuoi capelli, su quello che hai visto.
E braccia per tenere, e fianchi per ballare.


Luciano Ligabue
dall'album "Arrivederci, Mostro!" (2010)

[a Federica, agli zaini, alle borse, alle valigie...] 

All'inizio della mia primavera

Un regalo inatteso, bello
[Claudia]

Chiusa
alla vita, non ho
mai
sorriso, mai
pianto.

Semi-aperta e
nuova
alla vita, ho
soltanto
pianto.

Ri-aperta alla vita,
ferita
dalla vita,
un uomo
mi ha donato
il mio
sorriso.

Forse…
basta,
forse.
Basta attaccare,
difendersi, forse...

Basta abbandonarsi,
stanca, arrendersi e
fidarsi.

[dedicata ad Alberto]

Martha Medeiros: Ode alla vita, "Lentamente muore...Muore lentamente..."

Quantcast
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.

Al forse prima, forse dopo...

Un sogno così forte da sopravvivere alla notte
[Claudia] 

Eppure sento e intuisco
che finirà
questo rincorrerci senza prenderci,
salendo su treni 
diversi,
- come nel sogno -
mi raggiungerai
la fermata più in là,
percorrendo 
a piedi
la periferia fino al centro città,
e torneremo...
camminando insieme.

Eppure sento e intuisco
che finirà
questo esser pronti in tempi 
diversi,
questo riaffacciarsi nella vita 
dell'altro 
nel momento sbagliato.
 
Avrà fine
questa lotta 
con il tempo e con lo spazio,
e torneremo 
camminando insieme
- a casa tua -
per unire 
le nostre anime
insieme ai nostri corpi.

[dedicata a Simone]

Alla scoperta che non ho niente...da perdere

Il primo titolo a una mia poesia
[Claudia]

So che ci sei: ovunque.

Tu sei.
In cammino,
come me. Altrove.

Anche tu, forse,
in quel tempo
richiesto, e
ancora
non accolto.
Del tutto.

Ch'io mi conosca
di più, e mi vinca.

Che strano
- allora -
dover
ripartire.
Per forza, e
con forza
dover addentare
me stessa, la mia vita.

Che strano
- ora -
poter
desiderare.

Vorrei lasciarmi andare,
abbandonarmi, e perdermi
dentro te, forse.

Dentro tutto, tutti.

Che bello
- ora -
accorgermi
di camminare,
lasciando
un po'
la presa, proseguire.

E condividere
finalmente
la mia resa.

Il mio percorso
alla scoperta della vita.

[dedicata a Jonathan]

David Grossman: la passione inaspettata di un popolo

Mi stringerai
ancora più forte
e mi bacerai
...con tutta l’anima,
come se,
così facendo,
riversassi in me
tutto quello che
è racchiuso e celato in te,
che si aprirà
e si svelerà nel mio corpo,
piano piano,
finché tutto si scioglierà.

Alessandro Baricco: scorci

"Aveva la bellezza di cui solo i vinti sono capaci. E la limpidezza delle cose deboli. E la solitudine, perfetta, di ciò che si è perduto". 
"Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde".
"La sconcertante scoperta di quanto sia silenzioso il destino, quando, d'un tratto, esplode".

Fabrizio De Andrè e la sua Giovanna d'Arco

Giovanna d'Arco


Attraverso il buio, Giovanna d'Arco
precedeva le fiamme, cavalcando
nessuna luna, per la sua corazza
nessun uomo nella sua fumosa notte, al suo fianco.

Della guerra sono stanca, ormai
al lavoro di un tempo, tornerei
a un vestito da sposa o qualcosa di bianco
per nascondere questa mia vocazione, al trionfo ed al pianto.

Rit.

Son parole le tue, che volevo ascoltare
ti ho spiata ogni giorno, cavalcare
e a sentirti così ora so cosa voglio
vincere un'eroina così fredda, abbracciarne l'orgoglio.

E chi sei tu lei disse, divertendosi al gioco,
chi sei tu che mi parli così senza riguardo,
veramente, stai parlando col fuoco
e amo la tua solitudine, amo il tuo sguardo.

Rit.

E se tu sei il fuoco, raffreddati un poco
le tue mani ora avranno da tenere qualcosa,
e tacendo, gli si arrampicò dentro
ad offrirgli il suo modo migliore, di essere sposa.

E nel profondo, del suo cuore rovente
lui prese ad avvolgere Giovanna d'Arco
e là in alto, e davanti alla gente
lui appese, le ceneri inutili del suo abito bianco.

Rit.

E fu dal profondo del suo cuore rovente
che lui prese Giovanna e la colpì nel segno
e lei, capì chiaramente
che se lui era il fuoco, lei doveva essere il legno.

Ho visto la smorfia del suo dolore,
ho visto la gloria nel suo sguardo raggiante
anche io vorrei luce ed amore,
ma se arriva deve essere sempre così crudele e accecante.

Rit.

Dall'album "Canzoni" - 1974

Dante Alighieri salva ogni nostro tentativo...

"Ben poco ama colui che può esprimere a parole quanto ami".
Dante Alighieri

Hermann Hesse: A.A.A.

"Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa sente se stessa e percepisce la propria vita".

"Per tutti, anche per i più fortunati, l'amore comincia necessariamente con una sconfitta".

"L'amore non deve implorare e nemmeno pretendere, l'amore deve avere la forza di diventare certezza dentro di sè".

La misteriosa esistenza di Laozi e la saggezza nel sistema di scrittura cinese

Colui che conosce gli altri è sapiente;
colui che conosce se stesso è illuminato.
Colui che vince un altro è potente;
colui che vince se stesso è superiore.

Essere amati profondamente da qualcuno ci rende forti,
amare profondamente ci rende coraggiosi.

26/06/11

Pablo Neruda: prendersi, donarsi...

Assenza

Appena ti ho lasciata,
vieni con me, cristallina
o tremante,
o inquieta, da me ferita
o colmata d'amore, come quando i tuoi occhi
si chiudono sul dono della vita
che incessantemente ti offro.

Amore mio,
ci siamo incontrati
assetati e ci siamo
bevuta tutta l'acqua e il sangue,
ci siam trovati
affamati
e ci siam morsi
come morde il fuoco,
lasciandoci ferite.

Ma attendimi,
conservami la tua dolcezza.
Io ti darò anche
una rosa.


Corpo di donna

Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
tu appari al mondo nell'atto dell'offerta.
Il mio corpo di contadino selvaggio ti scava
e fa saltare il figlio dal fondo della terra.

Fui deserto come un tunnel. Da me fuggirono gli uccelli,
e in me la notte forzava la sua invasione poderosa.
Per sopravvivere ti forgiai come un'arma,
come freccia nel mio arco, pietra nella mia fionda.

Ma viene l'ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah, le coppe del seno! Ah, gli occhi dell'assenza!
Ah, le rose del pube! Ah, la tua voce lenta e triste!

Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mia strada indecisa!
Oscuri alvei da cui nasce l'eterna sete,
e la fatica nasce, e l'infinito dolore.

La notte nell'isola

Tutta la notte ho dormito con te,
vicino al mare, nell'isola.
Eri selvaggia e dolce tra il piacere e il sonno,
tra il fuoco e l'acqua.
Forse assai tardi
i nostri sogni si unirono,
nell'alto o nel profondo,
in alto come rami che muove uno stesso vento,
in basso come rosse radici che si toccano.
Forse il tuo sogno si separò dal mio
e per il mare oscuro
mi cercava
come prima,
quando ancora non esistevi,
quando senza scorgerti
navigai al tuo fianco
e i tuoi occhi cercavano ciò che ora
-pane, vino, amore e collera-
ti dò a mani piene, perchè tu sei la coppa
che attendeva i doni della mia vita.
Ho dormito con te,
tutta la notte, mentre
coi vivi e coi morti,
e svegliandomi d'improvviso
in mezzo all'ombra
il mio braccio circondava la tua cintura.
Nè la notte nè il sonno
poterono separarci.
Ho dormito con te
e svegliandomi la tua bocca
uscita dal sonno
mi diede il sapore di terra,
d'acqua marina, di alghe,
del fondo della tua vita,
e ricevetti il tuo bacio
bagnato dall'aurora,
come se mi giungesse
dal mare che ci circonda.

Nuda

Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, strade di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.


Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l'estate in una chiesa d'oro.


Nuda sei piccola come una delle tue unghie,
curva, sottile, rosea finché nasce il giorno
e t'addentri nel sotterraneo del mondo.
Come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda.


Non t'amo come se fossi rosa di sale

Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, entro l'ombra e l'anima.
T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sè, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.
T'amo senza sapere come, nè quando nè da dove,
t'amo direttamente senza problemi nè orgoglio:
così t'amo perchè non so amare altrimenti
che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.

Ti amo

Ti amo,
amante, ti amo e m’ami e ti amo:
son corti i giorni, i mesi, la pioggia, i treni:
son alte le case, gli alberi, e siam più alti:
s’avvicina sulla sabbia la spuma che vuol baciarti:
emigrano gli uccelli dagli arcipelaghi
e crescono nel mio cuore le tue radici di frumento.

Non v’è dubbio, amor mio, che la tempesta di
Settembre
cadde col suo ferro ossidato sopra la tua testa.
E quando, tra raffiche di spine ti vidi camminare
indifesa,
presi la tua chitarra d’ambra, mi misi al tuo fianco,
sentendo che non potevo cantare senza la tua bocca,
che morivo se non mi guardavi piangendo nella pioggia.
Perché le pene d’amore sulla riva del fiume,
perché la cantata che in pieno crepuscolo ardeva
nella mia ombra,
perché si richiusero in te, donna fragrante di Chillán,
e restituirono il dono e l’aroma che abbisognava
il mio vestito sciupato da tante battaglie d’inverno.

L'infinita

Vedi queste mani? Han misurato
la terra, han separato
i minerali e i cereali,
han fatto la pace e la guerra,
hanno abbattuto le distanze
di tutti i mari, di tutti i fiumi,
e tuttavia
quando percorrono
te, piccola,
grano di frumento, allodola,
non riescono a comprenderti,
si stancano raggiungendo
le colombe gemelle
che riposano o volano sul tuo petto,
percorrono le distanze delle tue gambe,
si avvolgono alla luce della tua cintura.
Per me sei un tesoro più colmo
d'immensità che non il mare e i grappoli,
e sei bianca e azzurra e vasta come
la terra nella vendemmia.
In questo territorio,
dai tuoi piedi alla tua fronte,
camminando, camminando, camminando,
passerò la mia vita.

24/06/11

That men of genius... exciting and sweet :)

Il Grinch 
(How The Grinch Stole Christmas)
di Ron Howard


Every Who
Down in Who-ville
Liked Christmas a lot...
But the Grinch,
Who lived just North of Who-ville,
Did NOT!
The Grinch hated Christmas! The whole Christmas season!
Now, please don't ask why. No one quite knows the reason.
It could be that his head wasn't screwed on quite right.
It could be, perhaps, that his shoes were too tight.
But I think that the most likely reason of all
May have been that his heart was two sizes too small.
But,
Whatever the reason,
His heart or his shoes,
He stood there on Christmas Eve, hating the Whos,
Staring down from his cave with a sour, Grinchy frown
At the warm lighted windows below in their town.
For he knew every Who down in Who-ville beneath
Was busy now, hanging a mistleoe wreath.
"And they're hanging their stockings!" he snarled with a sneer.
"Tomorrow is Christmas! It's practically here!"
Then he growled, with his grinch fingers nervously drumming,
"I MUST find a way to keep Christmas from coming!"
For, tomorrow, he knew...
...All the Who girls and boys
Would wake up bright and early. They'd rush for their toys!
And then! Oh, the noise! Oh, the noise! Noise! Noise! Noise!
That's one thing he hated! The NOISE! NOISE! NOISE! NOISE!
Then the Whos, young and old, would sit down to a feast.
And they'd feast! And they'd feast!
And they'd FEAST! FEAST! FEAST! FEAST!
They would start on Who-pudding, and rare Who-roast-beast
Which was something the Grinch couldn't stand in the least!
And THEN
They'd do something he liked least of all!
Every Who down in Who-ville, the tall and the small,
Would stand close together, with Christmas bells ringing.
They'd stand hand-in-hand. And the Whos would start singing!
They'd sing! And they'd sing!
AND they'd SING! SING! SING! SING!
And the more the Grinch thought of the Who-Christmas-Sing
The more the Grinch thought, "I must stop this whole thing!
"Why for fifty-three years I've put up with it now!
I MUST stop Christmas from coming!
...But HOW?"
Then he got an idea!
An awful idea!
THE GRINCH
GOT A WONDERFUL, AWFUL IDEA! ...

Edward mani di forbice  
(Edward Scissorhands)
di Tim Burton

“Perché nevica, nonna? Da dove viene la neve?” “Oh, è una storia lunga, piccolo amore mio. Bene, vediamo…Credo che dovremmo iniziare dalle forbici.” “Le forbici?!” “Sì, ci sono tanti tipi di forbici e c’era una volta un uomo che aveva addirittura forbici come mani. Una volta, tanti e tanti anni fa, viveva in quel castello un inventore, e tra le tante cose che faceva, si racconta che diede vita ad un uomo. Un uomo con tutti gli organi: un cuore, un cervello, tutto. Beh, quasi tutto. Perché, vedi, l’ inventore era molto vecchio e morì prima di finire l’ uomo da lui stesso creato. Da allora, l’ uomo fu abbandonato, senza un papà, incompleto e tutto solo…Il suo nome era Edward.”...

Steve Jobs: "Dovete trovare quel che amate"

Steve Jobs parla agli studenti di Stanford - 2005


Sono onorato di essere qui con voi oggi alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per dire la verità, questa è la cosa più vicina a una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.


La mia prima storia è sull’unire i puntini.

Ho lasciato il Reed College dopo il primo semestre, ma poi ho continuato a frequentare in maniera ufficiosa per altri 18 mesi circa prima di lasciare veramente. Allora, perché ho mollato?

E’ cominciato tutto prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata, e decise di lasciarmi in adozione. Riteneva con determinazione che avrei dovuto essere adottato da laureati, e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare fin dalla nascita da un avvocato e sua moglie. Però quando arrivai io loro decisero all’ultimo minuto che avrebbero voluto adottare una bambina. Così quelli che poi sono diventati i miei genitori adottivi e che erano in lista d’attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte che gli diceva: “C’è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete voi?”. Loro risposero: “Certamente”. Più tardi mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata al college e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per l’adozione. Poi accettò di farlo, mesi dopo, solo quando i miei genitori adottivi promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college.

Diciassette anni dopo andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno altrettanto costoso di Stanford, e tutti i risparmi dei miei genitori finirono per pagarmi l’ammissione e i corsi. Dopo sei mesi, non riuscivo a vederci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, che spendevo tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando per tutta la loro vita. Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Era molto difficile all’epoca, ma guardandomi indietro ritengo che sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell’attimo che mollai il college, potei anche smettere di seguire i corsi che non mi interessavano e cominciai invece a capitare nelle classi che trovavo più interessanti.

Non è stato tutto rose e fiori, però. Non avevo più una camera nel dormitorio, ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. Guadagnavo soldi riportando al venditore le bottiglie di Coca Cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e poter comprare da mangiare. Una volta la settimana, alla domenica sera, camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente un buon pasto al tempio Hare Krishna: l’unico della settimana. Ma tutto quel che ho trovato seguendo la mia curiosità e la mia intuizione è risultato essere senza prezzo, dopo. Vi faccio subito un esempio.

Il Reed College all’epoca offriva probabilmente la migliore formazione del Paese relativamente alla calligrafia. Attraverso tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con calligrafie meravigliose. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito la classe di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai dei caratteri Serif e San Serif, della differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, di che cosa rende grande una stampa tipografica del testo. Fu meraviglioso, in un modo che la scienza non è in grado di offrire, perché era artistico, bello, storico e io ne fui assolutamente affascinato.

Nessuna di queste cose però aveva alcuna speranza di trovare un'applicazione pratica nella mia vita. Ma poi, dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, mi tornò tutto utile. E lo utilizzammo tutto per il Mac. E’ stato il primo computer dotato di una meravigliosa capacità tipografica. Se non avessi mai lasciato il college e non avessi poi partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto la possibilità di gestire caratteri differenti o font spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato il Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità. Se non avessi mollato il college, non sarei mai riuscito a frequentare quel corso di calligrafia e i personal computer potrebbero non avere quelle stupende capacità di tipografia che invece hanno. Certamente all’epoca in cui ero al college era impossibile unire i puntini guardando il futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardare all’indietro.

Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi all’indietro. Così, dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa - il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e invece ha sempre fatto la differenza nella mia vita.

La mia seconda storia è a proposito dell’amore e della perdita.

Sono stato fortunato: ho trovato molto presto che cosa amo fare nella mia vita. Woz e io abbiamo fondato Apple nel garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni. Abbiamo lavorato duramente e in 10 anni Apple è cresciuta da un’azienda con noi due e un garage in una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. L’anno prima avevamo appena realizzato la nostra migliore creazione - il Macintosh - e io avevo appena compiuto 30 anni, e in quel momento sono stato licenziato. Come si fa a venire licenziati dall’azienda che hai creato? Beh, quando Apple era cresciuta avevamo assunto qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l’azienda insieme a me, e per il primo anno le cose sono andate molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro hanno cominciato a divergere e alla fine abbiamo avuto uno scontro. Quando questo successe, il Consiglio di Amministrazione si schierò dalla sua parte. Quindi, a 30 anni io ero fuori. E in maniera plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era andato ed io ero devastato da questa cosa.

Non ho saputo davvero cosa fare per alcuni mesi. Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me - come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata. Incontrai David Packard e Bob Noyce e tentai di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Era stato un fallimento pubblico e io presi anche in considerazione l’ipotesi di scappare via dalla Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: ancora amavo quello che avevo fatto. L’evolvere degli eventi con Apple non avevano cambiato di un bit questa cosa. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo.

Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.

Durante i cinque anni successivi fondai un’azienda chiamata NeXT e poi un’altra azienda, chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar si è rivelata in grado di creare il primo film in animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più di successo al mondo. In un significativo susseguirsi degli eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono ritornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell’attuale rinascita di Apple. E Laurene e io abbiamo una meravigliosa famiglia.

Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple. E’ stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente. Qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa. Non perdete la fede, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l’amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quel che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita, e l’unico modo per essere realmente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l’unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l’avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò, continuate a cercare sino a che non lo avrete trovato. Non vi accontentate.

La mia terza storia è a proposito della morte.


Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: “Se vivrai ogni giorno come se fosse l’ultimo, sicuramente una volta avrai ragione”. Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni qualvolta la risposta era “no” per troppi giorni di fila, capivo che c'era qualcosa che doveva essere cambiato.

Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita. Perché quasi tutte le cose - tutte le aspettative di eternità, tutto l’orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire - semplicemente svaniscono di fronte all’idea della morte, lasciando solo quello che c’è di realmente importante. Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione per non seguire il vostro cuore.

Più o meno un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Ho fatto la scansione alle sette e mezzo del mattino e questa ha mostrato chiaramente un tumore nel mio pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che sarebbe stato meglio se avessi messo ordine nei miei affari (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire). Questo significa prepararsi a dire ai tuoi figli in pochi mesi tutto quello che pensavi avresti avuto ancora dieci anni di tempo per dirgli. Questo significa essere sicuri che tutto sia stato organizzato in modo tale che per la tua famiglia sia il più semplice possibile. Questo significa prepararsi a dire i tuoi “addio”.

Ho vissuto con il responso di quella diagnosi tutto il giorno. La sera tardi è arrivata la biopsia, cioè il risultato dell’analisi effettuata infilando un endoscopio giù per la mia gola, attraverso lo stomaco sino agli intestini per inserire un ago nel mio pancreas e catturare poche cellule del mio tumore. Ero sotto anestesia ma mia moglie - che era là - mi ha detto che quando i medici hanno visto le cellule sotto il microscopio hanno cominciato a gridare, perché è saltato fuori che si trattava di un cancro al pancreas molto raro e curabile con un intervento chirurgico. Ho fatto l’intervento chirurgico e adesso sto bene.

Questa è stata la volta in cui sono andato più vicino alla morte e spero che sia anche la più vicina per qualche decennio. Essendoci passato attraverso posso parlarvi adesso con un po’ più di cognizione di causa di quando la morte era per me solo un concetto astratto e dirvi: nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E anche che la morte è la destinazione ultima che tutti abbiamo in comune. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è così come deve essere, perché la Morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della Vita. E’ l’agente di cambiamento della Vita. Spazza via il vecchio per fare posto al nuovo. Adesso il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico ma è la pura verità.

Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante di tutte, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno che cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario.

Quando ero un ragazzo c’era una incredibile rivista che si chiamava "The Whole Earth Catalog", praticamente una delle bibbie della mia generazione. E’ stata creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci ha messo dentro tutto il suo tocco poetico. E’ stato alla fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer e del desktop publishing, quando tutto era fatto con macchine da scrivere, forbici e foto polaroid. E’ stata una specie di Google in formato cartaceo tascabile, 35 anni prima che ci fosse Google: era idealistica e sconvolgente, traboccante di concetti chiari e fantastiche nozioni.

Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di "The Whole Earth Catalog" e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell’ultima pagina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna di prima mattina, il tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l’autostop se siete dei tipi abbastanza avventurosi. Sotto la foto c’erano le parole: “Stay Hungry. Stay Foolish.”, siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a voi.


Stay Hungry. Stay Foolish.
Grazie a tutti.

Edoardo Boncinelli: il racconto della vita di uno scienziato in poesia

Un anno di poesie 


Poco più di un anno di poesie
ritmate sui giorni della mia esistenza,
da un giugno al successivo,
attraverso le stagioni e le occasioni,
i canti e i suoni, i tanti volti
di un anno vissuto, senza scosse
o scompigli, nei luoghi usati
del tempo o nei suoi nascondigli. Schizzi
e riflessioni, vale a dire
la vita e il suo doppio, l’immediato
sensibile e il suo possibile
significato, se il significato sta nelle cose
e nella mente: nelle rose,
nei gelsomini e nelle domande sul senso
che rendono grande
anche il più piccolo granello d’incenso.
Ho vissuto aderente
al quotidiano, toccandone con mano
ogni più riposto anfratto
sicuro di aver fatto quello che ci si attendeva
da me. Ho vissuto osservando
tutto quanto come se fosse il primo giorno e tutto
fosse nuovo, ed era nuovo,
mai vissuto prima, intatto, fragrante di mistero,
più vero del vero.
Ho vissuto come so vivere io, vicino a qualcosa
e lontano da qualcos’altro,
insensibile a molte sirene, sensibilissimo a certe
piccole seduzioni, vere
o presunte soluzioni di dilemmi esistenziali.
Ho apprezzato il bello
e il fenomenale osservando con attenzione,
e ho riferito quanto più potevo
alle idee e alle ragioni del mio vivere quaggiù,
senza trascurare i perché,
gli innumerevoli perché che ci riguardano
e che attraversano la vita
come le vene il corpo e portano linfa e sostanza
a quella che non vuole essere
tracotanza, ma una milizia e una missione:
capire per vivere, ma anche
capire per essere vivi, in comunione stretta
con il creato e i suoi dilemmi.
Se ho fallito è per difetto di vigore, non certo
di passione: per me la vita
è una tranquilla devozione, una missione
a futura memoria. La storia
è una successione di giorni. La mia è
una successione di istanti,
sia che ce l’abbia dietro che davanti. Sono
felice di averli respirati
nell’aria del mattino e della sera, d’inverno
e in primavera, quando
tutto crolla o quando la gioia impera.
Ma forse non avevo scelta,
non potevo evitare gli scogli affioranti
o quelli sommersi, diversi
e sempre uguali, strategicamente distribuiti,
occasionalmente insoliti,
che punteggiano la mia esistenza e i flutti
vi incontrano poca resistenza.
Li ho incontrati uno per uno e ne ho fatto
una ricognizione, con il cuore
e la ragione, sempre annotandone la posizione
e il significato nascosto:
in nessun posto ci si può rifugiare. Occorre
affrontare a viso aperto
l’incerto e l’appannato, il palese e il rimpiattato
il celato e lo scoperto.
Ma questo gioco ha anche il suo bello, vi si trovano
gioielli e pietre preziose,
mischiati e confusi tra le cose. Al punto di non saper
più distinguere, e vivere
ogni cosa come magica e a suo modo portentosa.

Giuseppe De Filippo: far piangere, far ridere

"Far piangere è meno difficile che far ridere. Per questo, teatralmente parlando, preferisco il genere farsesco. Sono sicuro che il dramma della nostra vita, di solito, si nasconde nel convulso di una risata, provocata da un'azione qualsiasi che a noi è parsa comica. Sono convinto che spesso nelle lacrime di una gioia si celino quelle del dolore. Allora la tragedia nasce e la farsa, la bella farsa, si compie".